Indignation Rules The Nation - Pubblicato sul Bile/1
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 Ho smesso di indignarmi da molto tempo, ormai.
Dopo averlo fatto per così tanti anni non ci riesco, non ci credo, non mi viene più spontaneo.
Ma adesso mi sento più leggero, più vivo.
E ho una pelle splendida.

Indignarsi è un ottimo esercizio per lavarsi la coscienza, nel caso non si disponesse di un detergente intimo basico, ma se riesci ancora a farlo dopo tanti anni senza essere stipendiato da De Benedetti vuol dire che sei Isabella Ferrari.
Odio l'ipocrisia di Isabella Ferrari. Come fai a schierarti contro la mercificazione del corpo femminile dopo essere diventata famosa grazie a 'Sapore di mare' e 'Il ragazzo del pony express'?
Probabilmente la risposta è nella sua adolescenza.
Ad esempio nella relazione con Gianni Boncompagni.
Sì, a quindici anni intrattenne una relazione sentimentale con Boncompagni. All'inizio non volevo crederci ma poi ho visto le foto. Non l'avevo riconosciuto, con i pantaloni.

Pensare che una volta esprimevo il mio sdegno tutte le mattine, dopo caffè e sigaretta, e sfogavo la mia rabbia cliccando "Mi piace" ad ogni freddura su Berlusconi pensando: "Adesso sì che mi sento meglio."
Poi ho cominciato ad assumere più fibre.

Il punto è che negli ultimi vent'anni la campagna di indignazione quotidiana distruttivamente rivolta alle questioni più irrilevanti, dalle barzellette di Berlusconi alle forme femminili nelle pubblicità sino ai baffi di Marino Bartoletti, ha assuefatto la nazione e, mentre nel resto del mondo gli indignati protestano con successo per questioni serie, la conseguente perdita di credibilità ha reso ogni forma di sdegno totalmente inutile.

Vi siete ribellati anche per difendere Nonciclopedia. Vergogna.

E' un po' come la storiella che si racconta ai bambini, quella di 'Pierino, il lupo e la leptospirosi': perchè mai dovrei credere ancora alla vostra indignazione, genuina quanto le forme di Isabella Ferrari in una pubblicità della Yamamay?
Tanto vale credere a quella di Della Valle.
E sono convinto che anche lui farebbe la sua porca figura, in quel corsetto.

Ma forse avete ragione, forse è arrivato il momento di dare una spolverata alla mia anima: ho la coscienza talmente lercia che il mio angelo custode ci ha scritto 'Lavami, testa di cazzo'.

E se tornassi ad indignarmi per qualcosa che ha occupato la home page di Repubblica.it per più di quattro ore? Ad esempio, come faccio a non provare rabbia riguardo alla storia di Aisha, la giovane donna afghana scappata dalla sua famiglia a cui i talebani hanno tagliato il naso?
Semplice: pensando al fatto che potrà succhiarmi il cazzo continuando a parlar male delle sue colleghe.

No, così non funziona.
Indigniamoci per il Darfur.
E' facile, lo fanno tutti.

La spirale di violenza in cui è caduta quella sfortunata regione del Sudan è così spaventosa che non hanno ancora ucciso Azzarà.
E questo atto esula dagli affari interni di una nazione. Ritengo che rapire un operatore di un'organizzazione non governativa sia un esplicito atto di aggressione al nostro Paese: vogliono minare le nostre fondamenta scassandoci il cazzo con gli appelli di Emergency.
Una strategia militare raffinatissima, dannati somali.
E pensare che Gino Strada ha detto che in Sudan non c'è nessun genocidio. In effetti prendere un ostaggio e tenerlo per mesi senza farlo fuori è qualcosa che fa riflettere.
Li volete i soldi della beneficenza?
Datevi da fare pallemosce, su.
Azzarà fa volontariato per Emergency, mica per Medici Senza Frontiere.

No, un momento. Mi sono indignato male di nuovo, un attimo che riprovo.

Mmm.
Ops, mi è uscita una scorreggia.
Ma voglio tentare un'ultima volta, dai che il Darfur è facile.
Ci riesce persino George Clooney.

Dobbiamo sollevarci per lamentare il risibile spazio che i mass media dedicano alla gravissima crisi umanitaria del Darfur.
Sì, la critica all'informazione funziona sempre.
Potrei metterci dentro anche le inefficienze dell'Onu, e sì che diventerebbe Satira.

Ma non ce la faccio, andate avanti voi che a me viene da piangere.
E pensare che da ragazzo mi indignavo sempre, ogni volta che potevo.
Quando entrava in classe la giovane supplente di inglese correvo subito in bagno ad indignarmi.
Poi ho smesso: mia madre mi disse che esprimere sdegno troppo frequentemente fa perdere la vista.
Mi terrorizzava mostrandomi le foto di Vauro: "A lui mancano tre diottrie!"

Ho smesso di indignarmi da molto tempo, ormai.
Se lo fai tutti i giorni, l'azione perde valore.
E vi svuota, vi lascia senza più nulla, incapaci di concepire un pensiero superficiale che renda meno tetra la vostra esistenza.
Riprendetevi i vostri sentimenti, non vendeteli al primo che passa perchè urla il suo sdegno, falso come un pacifista turco sulla Freedom Flotilla, più forte di un altro.
Riprendetevi la vostra pelle splendida.










10 commenti:

  1. Fantastico. Ci sono delle battute bellissime.
    Su spinoza.

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  2. Complimenti, questo post è forse più bello di "Diario Carboni" che sto cercando di vendere.

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  3. Dovresti piazzare anche qualche figura tra una perifrasi e l'altra, come usavi da ragazzo su splinder, figure su cui potevo concentrarmi e meditare e che tanto bene facevano alla mia anima.
    Qui peresembio ce sarebbe calata bene quella del trippone da giovane che molto indignato, con la mazza in mano guidava i suoi manipoli rossi all'assalto di un futuro migliore (il suo)

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  4. Non ho apprezzato la critica sottile a Marino Bartoletti.

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  5. Anche io ho effettivamente perso la mia pelle splendida. Il mio blog ne è la prova.

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  6. http://ferroviedellostatoreclami.blogspot.com/2011/10/starnutire-sul-cazzo-non-e-tradimento.html

    vorrei tu fossi il nuovo partner di un traliccio Enel, tipo Feltrinelli

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  7. Salve,
    siamo la redazione di UniromaTv. Dato il tema del Suo blog crediamo Le possa interessare il video da noi realizzato sulla lezione di satira di Marco Travaglio.
    A seguente link il servizio
    http://www.uniroma.tv/video.asp?id=19789
    Cordiali saluti
    UniromaTv

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  8. Lezioni di satira da Travaglio? Ma che idea splendida...

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