(Pubblicato sul numero 3 di The Collyers Magazine)






Di tutte le cose che non capisco, dall’ineluttabile residuo di shampoo secco dentro l’orecchio nonostante i ripetuti risciacqui specifici alla persistenza di battute pseudosatiriche sulla faziosità del Tg4 nell’anno 2012, proprio non mi spiego come possa un musulmano convertirsi al cristianesimo.
Come puoi passare da una religione dove se non riesci a toccarti la fronte entro sette secondi dal momento in cui il tuo compagno di banco ti sfiora l’orecchio rischi la lapidazione, a un’altra dove per ottenere l’assoluzione dai peccati devi inginocchiarti davanti a un uomo e aprire la bocca?

Non ce l’ho con gli arabi, è stupido giudicare un individuo dalla sua geografia.
Non è stupido invece giudicare una comunità dalla sua religione.
Sia chiaro, non voglio pontificare su quanto sia giusta o meno la libertà di culto in uno stato laico.
O meglio: certo che puoi pregare il tuo Dio, basta che mi fai vedere le gambe di tua figlia.
Do ut des: lo Stato concede libertà di culto se la libertà di culto concede alle donne di indossare minigonne.

Non voglio fare paragoni.
O forse sì.
E se pensate che non si possano effettuare confronti tra culture antropologicamente differenti vi sfido a fare il passaporto per andare a vivere in Arabia Saudita.
Riuscireste a sopravvivere per più di sei mesi senza prosciutto, vino e la generosa scollatura della barista da cui andate a prendere il caffè tutte le mattine, inguaribili maiali?
Oh, ma non si possono paragonare due realtà così “diverse”, è impossibile definire la migliore.
“Diverse”, certo.
Leccare i capezzoli irsuti del ministro Severino è una realtà “diversa” rispetto a una succhiata di cazzo da parte di Sasha Grey, è impossibile definire la migliore, ma tu intanto avviati pure verso il Ministero.

Si può considerare civile obbligare le donne a coprire il proprio corpo?
È vero, lo facciamo anche noi promuovendo la bellezza androgina e senza forme delle top model, ma cerchiamo di criminalizzare socialmente solo le ciccione.
Aggiuntivamente, non è un obbligo ma un consiglio.
E se una di queste si ostina a indossare la minigonna ciò non può che essere indice della sua voglia di cazzo.
Viviamo una società in cui per trovarti una sveltina durante una serata in discoteca impieghi un decimo di secondo.
Lo stesso tempo a disposizione di Ahmed l’afgano per giudicare la facilità di costumi di una ragazza del posto nell’attimo in cui le si scoprono le caviglie.

Non odio i musulmani.
Non solo loro, almeno.
Sono teofobico e condanno tutte le religioni.
Il problema è quando una religione diventa legge: il cristianesimo ha diverse cazzate in comune con l’Islam, non lo nego, ma in Italia si può rimorchiare anche durante la messa.
Siete mai stati in chiesa durante l’officiazione di mezzogiorno in una giornata estiva?
Infedeli.
È per questo che in cuor mio invidio il crocifisso: da lassù becchi un campionario completo di scollature estive madide di sudore.
Se i profeti della Bibbia lo avessero saputo prima Gesù sarebbe morto in erezione.

Ok, anche io ho una madre e una sorella che potrebbero essere sbranate con gli occhi dal chierichetto, un adolescente in calore con un futuro da Pietro Pacciani, ma la nostra Costituzione prevale sui testi sacri e l’obbligo morale di rispettare il buon costume ha una valenza minore del principio di solidarietà: io lascio guardare il solco del seno delle mie figlie se tu fai lo stesso con le tue.
Questo, signori, si chiama Progresso, e lo scontro tra civiltà non esiste.
O meglio, è impossibile imbastire una guerra quando in campo vi è un solo esercito.










3 commenti:

  1. Ogni volta che twitti un qadista spara un colpo in addestramento...

    Cordialità

    Attila

    RispondiElimina
  2. Se clicchi il secondo "qui" 38457 volte appare Hitler che ti chiede se hai qualcosa di vegetariano nel frigo e tu, che non sei frocio, non hai nulla così lui s'incazza ma poi fate amicizia raccontandovi battute sugli ebrei.
    Giuro che mi è appena successo.

    RispondiElimina
  3. quelle croste secche dentro le orecchie sono residui di shampoo. erano decine d'anni che mi chiedevo se fosse uguale a scaccolarsi il mio continuo sdrucciolare di quelle croste di origini oscure nei miei lobi. adesso so che è il contrario di darsi il deodorante sotto le ascelle in pubblico. grazie per questa preziosa delucidazione, il resto del post/blog non mi sbatto a leggerlo, ti do "ottimo" di default dopo la prima riga.
    claudia

    RispondiElimina