essere disgustosi*

Etichetta morale - Pubblicato su Scaricabile.it

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Berlusconi, Berlusconi, Berlusconi.
Dicono che invocando tre volte il nome del nostro Presidente del Consiglio l’anima di Satana esca dal corpo di padre Amorth e molesti una femminista di passaggio.
Ripetendo per tre volte “Satana”, invece, si materializza Concita De Gregorio.

Dove sono finiti i valori? Una domanda a cui non è facile rispondere. Specie quando sei al mare e guardi una partita di beach volley tra liceali in perizoma ma il punto è tutto qui: se disprezzi l’Italia delle veline e predichi certi principi morali quando in spiaggia vedi un culo scultoreo porgi l’altra guancia. A meno che non stia cercando tali valori proprio sotto quel tanga.

Che ognuno scopi i principi che predica: è facile concordare con Miriam Mafai quando fotti Rita Rusic.

L’attuale modello culturale impone il vilipendio della dignità della donna e la conseguente mercificazione del suo corpo: il protocollo sociale vigente è quello dell’Italia del Drive In, delle ragazze che farebbero di tutto per apparire in bikini su Italia1, dell’onnipresenza di tette e culi in ogni schermo o carta stampata. Be’, io lo chiamo progresso, signori.
Fatemi capire: la rispettosità della donna sarebbe in pericolo per via di shorts e scollature durante gli spot, perchè al casting delle veline si presentano a migliaia o a causa delle prostitute di Berlusconi?
Berlusconi, Berusconi, Berlusconi.
Sarà che adoro le ragazze che indossano pantaloni bianchi aderenti, preferisco sapere prima se sono vergini o meno, ma se potessi guadagnarmi da vivere esclusivamente grazie al mio culo d’acciaio tutto mi sentirei tranne che una vittima.
Se nelle pubblicità ci sono sempre donne nude e i pochi uomini che appaiono sono vestiti il motivo è semplice: noi ci eccitiamo con donne nude. Voi, invece, con trucchi, abiti e gioielli.

E poi non sono state proprio le femministe a battersi per la minigonna, la liberazione sessuale e le camicie a quadri in flanella? Decidetevi, cazzo.
“Dove credi di andare con quella gonna così corta?”
“Sei uno sporco maschilista! Siamo donne, rivoluzione sessuale!”
“Dove credi di andare con quella gonna così lunga?”
“Sei uno sporco maschilista! Siamo donne, oltre le gambe c’è di più!”
Sì, è vero: oltre le gambe c’è il culo.
Ok, ve lo concedo, l’ultima era davvero pessima.
Le donne non sono oggetti, questo è innegabile.
O almeno non credo che una cavità circondata da una rompicoglioni sia ascrivibile alla categoria “oggetti”, checchè possa pensarne Jo Brand.

Perchè mercificare il proprio corpo è una qualità negativa? Perchè esibire una scollatura o prostituirsi del tutto non può essere un lavoro come un altro? Se campare mostrando parti del proprio corpo è indecoroso chiedete all’operaio che il quattro agosto lavora sui tralicci dell’Enel, se troverebbe meno dignitoso essere una velina.
Perchè quando ascolto le prediche delle santorine, da Melissa Panariello ad Ambra Angiolini, mi domando: possibile che a parlare di mercificazione del corpo della donna è sempre una donna che, nel loro caso, non riesce più a mercificare il proprio o, ad esempio in quello di Carmen Consoli, che non ha mai potuto?
Come dice Natalia Aspesi, magari non è il caso di piazzare in politica tutte le ragazze che te lo hanno succhiato, in una società meritocratica solo le migliori dovrebbero farcela, ma perchè essere una soubrette che ha scalato il partito grazie a prestazioni sessuali è inaccettabile e Calearo sì? Perchè una Minetti dovrebbe avere meno competenze di Zanda, Gentiloni o Colaninno? Perchè farsi scopare fisicamente è più immorale che essere fottuti intellettualmente?
Satana, Satana, Satana.